giovedì 14 gennaio 2016

L'O.N.U. riconosce il T.L.T. Peccato che...



E’ parecchio tempo che non rincorriamo gli indipendentisti triestini nei loro voli pindarici su diritto internazionale e dintorni. Ma non si può rimanere in silenzio di fronte all’ennesima clamorosa mistificazione della realtà, che in questi giorni ha acceso molti animi ingenui.

L’associazione Triest NGO ha divulgato un documento pubblicato dall’ONU, esordendo con un titolo sensazionale: “CLAMOROSO – 23 OTTOBRE 2015 – IL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU CONFERMA UFFICIALMENTE L’ESISTENZA DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE, FIRMATO BAN KI-MOON”.

Peccato che, leggendo il documento scritto in inglese (consultabile da chiunque sul sito dell'ONU tramite il link che forniamo a fondo articolo) si scopre che la nota firmata da Ban Ki Moon non parla affatto di Trieste, bensì della Palestina. Il Segretario generale, a pagina 1, scrive al Consiglio di Sicurezza dell’ONU riferendo la richiesta, espressa dal Presidente dello Stato della Palestina Mahmoud Abbas, di porre lo stesso sotto protezione internazionale, al fine di garantire protezione al popolo palestinese. Il Segretario, inoltre, dichiara di allegare alla nota una ricerca contenente una ricca serie di precedenti storici (“historical precedents”) relativi a regimi realizzati in passato al fine di fornire varie forme di protezione a determinati territori ed ai relativi abitanti.

In effetti, da pagina 2, l’allegato descrive brevemente la storia ed i fondamenti giuridici di 17 territori posti sotto tutela delle Nazioni Unite dal secondo dopoguerra, o addirittura della Società delle Nazioni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Una delle realtà citate è proprio il “Free Territory of Trieste”, la cui descrizione è riportata interamente al passato, confermando che l’argomento viene trattato come una fase storica e non è neanche lontanamente interpretabile come riconoscimento di un odierno status.

Come di consueto, i “TLT nostalgici” si sono immediatamente scatenati con toni trionfalistici sui social network e non vogliono sentire ragioni: di fronte a chi contesta loro quanto è veramente scritto, essi ribattono che il riassunto storico e l’elenco delle fonti giuridiche del TLT non citano il Trattato di Osimo del 1975, ma si fermano al Memorandum di Londra del '54. E’ abbastanza evidente che per il contesto e le finalità di questo documento (che si propone di evidenziare le modalità e le basi giuridiche di tutela internazionale adottate in passato) non è rilevante il trattato di Osimo, il quale non fu un elemento giuridico a fondamento del TLT, ma semmai ne ha sancito la formale e definitiva decadenza, chiudendo gli eventuali dubbi. Teniamo a ricordare che all’epoca dell’infausto trattato di Osimo tanti triestini ed istriani giustamente protestarono, ma per la definitiva rinuncia alla zona B, peraltro non accompagnata dalla tutela dei diritti degli esuli istriani coinvolti. Nessuno, invece, si sognava di invocare il TLT o di denunciare una presunta violazione dei trattati internazionali precedenti.

Un altro argomento inconsistente è quello secondo cui il titolo “Free Territory of Trieste” è accompagnato solo dalla data di inizio (1947) e non dalla data di fine come in altri dei casi riportati. In verità, per altri territori descritti in questo allegato è presente solo la data iniziale, mentre nei casi di Paesi effettivamente ancora sotto tutela dell’ONU (come il Kosovo) vi è l’anno iniziale con il trattino separatore, ma senza l’anno finale, segno ben più esplicito che questi casi sono considerati ancora aperti.

La mistificazione della realtà è ancor più clamorosa per il fatto che l’organizzazione Triest NGO, nel divulgare il documento (con il proprio logo sullo sfondo, sì da farlo sembrare una notizia in esclusiva) lo presenta spudoratamente quale un proprio risultato, ottenuto grazie alle varie iniziative ed in particolare ai ben noti interventi a Ginevra, presso il “Forum delle minoranze”. Leggendo la nota di Ban Ki Moon, invece, si evince chiaramente che il motivo della stessa è la richiesta formulata dal Presidente palestinese rispetto all’esigenza di protezione del suo popolo, mentre Trieste è citata solo come uno dei tanti precedenti storici.

Trieste Pro Patria mette in evidenza tutto questo, non potendo tollerare che i triestini vengano ancora presi in giro e distratti dai problemi reali e da prospettive concrete. La nostra non è affatto una reazione dettata dalla “paura”, come di certo qualcuno insinuerà. Trieste Pro Patria non è un partito e nessuno di noi ha posizioni politiche o economiche da difendere. Se anche l’ONU avesse realmente riconosciuto il TLT nulla cambierebbe nei nostri ideali, nella nostra identità, nella nostra vocazione ad informare ed a far ragionare sui problemi reali ed attuali che affliggono il nostro popolo, sulla voglia di dare un piccolo contributo a costruire un’Italia migliore. In ogni caso, la nostra avversione alla cattiva gestione politica, morale ed economica del nostro paese mai potrà sfociare nell’appoggio a soluzioni utopistiche, localistiche e peggiorative, che volterebbero le spalle ai nostri connazionali onesti e tradirebbero il sacrificio di tanti nostri predecessori.

TESTO ORIGINALE DAL SITO DELL'ONU:
http://www.securitycouncilreport.org/.../s_2015_809.pdf


 

lunedì 11 gennaio 2016

31 marzo 2015: Rumoroso silenzio


Trieste Pro Patria è orgogliosa di portare a Trieste un gruppo di giovani artisti che si sono interessati alla nostra storia e l'hanno tradotta nel loro talento teatrale.
Appuntamento il 31 marzo presso il Teatro Bobbio.
Per informazioni: triestepropatria@gmail.com

giovedì 19 novembre 2015

L'ITALIA OLTRE I CONFINI


Sabato 24 ottobre, nell’ambito del 61° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia, Treste Pro Patria, in collaborazione con la Lega Nazionale e con il gruppo "Essere italofoni", ha dato vita ad un’intensa giornata intitolata “L’Italia oltre i confini”.
61 anni fa la nostra terra visse momenti di gioia e di tragedia al tempo stesso, quando Trieste si ricongiungeva alla Patria per l’immensa gioia della gran maggioranza della popolazione, mentre l’ultimo lembo d’Istria ne veniva strappato per sempre, causando nuovo dolore ed un nuovo esodo.
Oggi è importante ricordare tutto questo, ma anche impegnarsi affinché la cultura della nostra gente non si dissolva, travolta dalla globalizzazione e dal disimpegno generale. Con questo spirito abbiamo appoggiato il Convegno “Essere italofoni”, che si propone di fare il punto sullo stato della lingua e della cultura italiana al di fuori degli attuali confini, nelle aree di storica diffusione delle stesse.


ESSERE ITALOFONI ED ESSERE ITALIANI… LINGUA E IDENTITA'


In occasione del 61° anniversario della seconda redenzione di Trieste all'Italia (e della conseguente perdita degli ultimi territori istriani dell'allora zona B del defunto Territorio Libero), Trieste Pro Patria e la Lega Nazionale hanno ospitato e patrocinato il primo convegno del gruppo “Essere Italofoni” fondato e gestito da Massimiliano Fabbri.

In una sala gremita della storica sede di via Donota, sono intervenuti numerosi rappresentanti delle associazioni di esuli e istriani attualmente residenti, che hanno aperto i lavori con i saluti introduttivi e con le loro considerazioni sul tema (Antonio Ballarin, presidente di FederEsuli, Maurizio Tremul della Giunta Esecutiva  dell'Unione Italiana, Emanuele Braico, presidente dell'Associazione delle Comunità Istriane), preceduti ovviamente da quelli del presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini, di Trieste Pro Patria Antonino Martelli e dell'ideatore di “Essere Italofoni”, Massimiliano Fabbri. Luca Cancelliere, attivo nello stesso gruppo, ha pensato invece a fare da moderatore.
Ampio spazio, in seguito, è stato lasciato agli ospiti, i quali hanno presentato alla platea interessata le peculiarità della situazione odierna in cui si trova la “lingua del sì” nei diversi territori della regione geografica italiana non appartenenti alla Repubblica: Corsica, Canton Ticino, Malta, Istria, Fiume e, inoltre, Dalmazia.


Paul Colombani, proveniente dalla Corsica, ha aperto i lavori presentando la natura italo-romanza della lingua corsa. Nonostante la pesante dominazione francese che solo in tempi recenti ha riconosciuto il corso come lingua regionale, l'italiano mantiene un canale privilegiato di diffusione.



Fervente, invece, l'approccio di Luciano Milan Danti, di Ronco sopra Ascona, che ha più volte rimarcato come l'identità ticinese sia da considerarsi lombarda e insubre, sottolineando le difficoltà di mantenere un'identità italiana, sovente associata al malaffare politico da chi non è in grado di distinguere tra Stato e Nazione, in un paese estremamente ricco e prospero come la Svizzera, sebbene il Ticino – secondo Danti – vada considerato «una fetta d'Italia non amministrato da essa». A riprova di questa difficoltà, l'italiano sta perdendo progressivamente terreno per importanza, prestigio e numero di parlanti nella Confederazione al di fuori di Ticino e valli del Grigioni (nda).

È stata poi la volta dei rappresentanti delle terre a noi contigue: Istria, Fiume e Dalmazia.
Valentina Petaros, archivista e dantista, laureata a Trieste ma residente ad Albaro Vescovà (Scoffie), ha illustrato le numerose problematicità della diffusione della lingua italiana a Capodistria (a livello di distribuzione di materiale informativo, pubblicitario etc), nonostante lo status di lingua minoritaria. A ciò si aggiunge una mal digerita sopportazione per l'evidente lascito culturale e storico italiano da parte della comunità slovena, che ha causato spiacevoli imbarazzi politici alla stessa Petaros, che svolge anche il ruolo di consigliere della Circoscrizione del suo comune.

Ingrid Sever, fiumana, ha invece posto il fulcro del suo discorso sull'educazione. Insegnante in un istituto italiano, tocca con mano giorno dopo giorno la complessa (negli anni '50 e '60 vennero chiuse molte scuole in un clima di focosa anti-italianità), ma allo stesso tempo stimolante, situazione della lingua italiana nella città quarnerina. Evidente la responsabilità e il compito dell'educazione nello sviluppo della lingua e cultura italiana che la relatrice ha voluto evidenziare in maniera marcata.


Robusto è stato l'intervento dello spalatino Giorgio Martinic – o sarebbe meglio dire Martinis – che ha introdotto la sua prolusione salutando i partecipanti con il motto perastino Ti con nu, nu con Ti. La Dalmazia è stata la prima dei territori del versante levantino dell'Adriatico a subire le conseguenze della deitalianizzazione già a partire dall'inizio del XIX secolo. Ridotti a poche centinaia sparse lungo la frastagliata costa e sulle isole, gli italiani hanno avuto gravi difficoltà a mantenere e rivitalizzare la lingua di Dante. Oggi cuore del nazionalismo croato, la Dalmazia non riconosce la storica presenza italiana, al punto che le poche comunità italiane devono lottare strenuamente per ottenere risultati significativi: uno di questi l'apertura di un asilo italiano a Zara. Oggigiorno è il turismo a far nuovamente riecheggiare l'italiano tra le calli delle città dalmate.



Interessante, infine, il contributo di Anna Porcheddu, lettrice sarda di lingua e letteratura italiana che insegna e vive a Malta e che ha presentato – attraverso numerosi contributi fotografici – la composita realtà linguistica del piccolo arcipelago, in cui italiano, inglese, siciliano e maltese convivono in un originale sincretismo linguistico, nonostante l'inglese stia progressivamente fagocitando i vari sostrati del parlato, soprattutto tra le giovani generazioni, dato ricavato, dalla studiosa, dal minor grado di comprensione dell'italiano da parte degli studenti universitari maltesi rispetto al recente passato.

Mentre nelle università si tende sempre più a sostituire l'italiano con l'inglese per essere al passo coi tempi, mentre viene ritenuto sempre più indispensabile, cool e trendy esprimersi con un linguaggio infarcito di anglicismi, la difesa della nostra lingua deve diventare una battaglia non più di retroguardia compito solo della classe intellettuale, ma una lotta quotidiana di opposizione alla barbarie globalizzante e piallante che ci vorrebbe tutti consumatori di un unico grande mercato e parlanti un'unica lingua.


Nel ringraziare tutti gli intervenuti, Trieste Pro Patria si augura di rinnovare presto l'appuntamento, nella speranza che ciò che hanno seminato gli italofoni dei territori non più italiani possa essere raccolto dalle future generazioni, tornando a parlare non solo di lingua e cultura, ma anche di identità. Perché – come ci ha ricordato a fine convegno Andrea Stupar, giovane polesano residente da anni a Trieste – essere italofoni significa anche essere italiani, oltre le mode esterofile e le convenienze economiche.



FIACCOLATA TRICOLORE A SAN GIUSTO


Terminati i lavori, nel pomeriggio si è tenuta una fiaccolata organizzata dalla nostra Associazione sul colle di San Giusto, alla quale hanno partecipato un centinaio di persone. Il corteo ha toccato i diversi monumenti posizionati lungo il parco: quello ai caduti delle foibe, alla fine dei 40 giorni titini a Trieste e quello ai caduti della prima guerra mondiale, e si è concluso con una fumogenata tricolore che ha colorato il cielo triestino.
(Foto Franco Viezzoli)





domenica 18 ottobre 2015

Mario Fragiacomo e la sua tromba di latta


Sabato 17 ottobre Trieste Pro Patria e Lega Nazionale hanno avuto il piacere di ospitare il musicista di origini istriane Mario Fragiacomo, che ha presentato la sua opera “Quella tromba di latta del confine orientale italiano”, un libro con cd allegato che diventa un recital musicale. Le letture, incentrate sulle vicende storiche del confine orientale, sono state eseguite dall'attrice Mariella Terragni ed accompagnate dalla tromba dell'autore. Un tema storico e patriottico che ci sta a cuore, colto da un particolare punto di vista, affrontato in maniera originale ed artistica.



lunedì 5 ottobre 2015

Conferenza con Fausto Biloslavo





Venerdì 2 ottobre, presso la sede della Lega Nazionale, abbiamo avuto come gradito ospite il noto giornalista di guerra Fausto Biloslavo, che ha condotto una conferenza dal titolo “Tra USA e Russia: Nuovi equilibri geopolitici europei ed extraeuropei”. La sala era gremita da circa 70 persone, ben oltre la capienza dei posti a sedere, a testimonianza del grande interesse verso i temi geopolitici di attualità e della riconosciuta competenza del nostro odierno ospite.

Non poteva esserci momento più adatto a trattare un simile tema, visto che proprio negli stessi giorni sono iniziati i bombardamenti da parte della Russia in Siria, contro postazioni dello “stato islamico”, meglio noto come ISIS, eseguite su richiesta del presidente siriano Bassar al Asad. Proprio il ruolo della Russia è stato uno dei temi centrali di questo evento; a tal proposito, Biloslavo ha scritto una frase molto significativa alla vigilia della conferenza: “L’Armata Rossa mi ha catturato in Afghenistan e sbattuto per sette mesi in galera a Kabul, ma oltre vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino i nostri migliori alleati sono i Russi, contro la minaccia delle bandiere nere”. Introdotto dal nostro Luca Bellani, a inizio conferenza Fausto ha infatti rievocato un episodio che lo vide protagonista verso la fine degli anni 80 e che destò molto scalpore, quando fu arrestato dalla polizia sovietica in Afghanistan con l’accusa di spionaggio, mentre stava realizzando un servizio giornalistico. Molto interessante è stata anche la proiezione di immagini del luogo di prigionia sul quale il giornalista è tornato molti anni dopo.

Recentemente, lo stesso Biloslavo è stato uno dei primi reporter ad accorrere in Ucraina allo scoppio della crisi con la Russia del 2014, documentando i primi momenti di tensione. A tal proposito, è stata evidenziata l’errata strategia da parte degli Stati Uniti, che per gli interessi nell’area hanno favorito la destituzione del presidente Janukovyc e la presa di potere dell’opposizione, scatenando però un pericoloso conflitto all’interno dell’Europa, con l’intervento di Putin a sostegno dei filo-russi dei territori orientali, ma soprattutto con l’annessione russa della Crimea, regione altamente strategica.

Un altro scenario di grande importanza in questo periodo è quello medio orientale, sul quale hanno avuto una pesante influenza le scelte statunitensi sostenute dalla NATO ed in particolare da alcune potenze occidentali, che hanno avuto la pesante responsabilità di destabilizzare i delicatissimi equilibri politici di diversi stati, scatenando dinamiche ormai incontrollate, i cui contraccolpi non mancano di farsi sentire pesantemente sul nostro continente. Gli effetti più evidenti sono costituiti dalla massiccia ondata di profughi in arrivo soprattutto dalla Siria devastata dalla guerra civile e dal continente africano attraverso la Libia ormai fuori controllo, territori che sono piombati nel caos soprattutto grazie al sostegno occidentale alle opposizioni anti-governative, nell’abbaglio delle cosiddette “primavere arabe”. Di tutto questo ha approfittato lo “stato islamico”, che ha ormai preso possesso di un territorio vastissimo, sul quale ha assunto le sembianze di un vero e proprio governo, ottenendo risultati mai raggiunti da Al Qaeda ed altre precedenti formazioni terroristiche.

Biloslavo, in tutto questo, non ha mancato di sottolineare gli evidenti errori strategici compiuti da parte statunitense, auspicando che l’intera comunità internazionale riesca a concordare un intervento forte nei confronti dell’IS, anche a livello militare, nonché ad intraprendere in futuro strategie più accorte nelle aree maggiormente delicate del pianeta.

In tutto questo, come emerso nel dibattito finale con il pubblico, pare assordante il silenzio o per lo meno la scarsa influenza dell’Unione Europea, che mostra sempre più evidentemente la sua vocazione esclusivamente finanziaria e burocratica, nella totale incapacità di far sentire la propria voce sugli eventi geopolitici e strategici che riguardano direttamente il suo territorio. Questi ed altri argomenti e considerazioni, accompagnati da immagini e filmati realizzati da Fausto Biloslavo nelle zone più calde del pianeta, hanno reso la serata davvero interessante, per gli appassionati di geopolitica, o per chi semplicemente ha interesse ad approfondire i temi di attualità internazionale che inevitabilmente si riflettono sulla nostra situazione nazionale e locale.

Si tratta di aspetti che occupano un posto importante tra le attività di Trieste Pro Patria, nella sua vocazione a trattare anche gli odierni problemi.
Al termine, abbiamo omaggiato Fausto con una banduera istriana, più che mai gradita viste le sue origini.