lunedì 27 aprile 2015

DALLA MEMORIA AL FUTURO: PRIMO MAGGIO TRICOLORE

Il primo maggio è da molti anni una data particolare per la città di Trieste, dove le tradizionali istanze legate al mondo del lavoro si intersecano con l’anniversario della tragica occupazione da parte delle truppe di Tito.
Settant’anni fa iniziavano i famigerati “40 giorni” per Trieste e Gorizia, ma cominciava anche la definitiva occupazione, poi divenuta cessione, di buona parte della Venezia Giulia. Un periodo buio della nostra storia, caratterizzato da sommarie uccisioni, deportazioni, intimidazioni indiscriminate, fatti storici ormai acclarati che ancora oggi qualcuno si ostina a negare o minimizzare, anche parlando di “liberazione” di Trieste da parte del IX Korpus jugoslavo. Ogni anno purtroppo i più fanatici nostalgici di Tito approfittano della ricorrenza dei lavoratori per celebrare invece quella nefasta occupazione, ostentandone i simboli in una grottesca parata dell’orrore.
Trieste Pro Patria ha deciso ancora una volta di scendere in piazza per non rimanere impassibile di fronte all’inutile e logora sfilata tradizionale, che da un lato permette a qualcuno di sfilare con bandiere jugoslave, bustine titoiste e tricolori lordati dalla stella rossa, dall’altro non riesce a denunciare con forza i veri problemi che oggi attanagliano il mondo del lavoro e le precise responsabilità di chi gestisce il potere politico-economico.
Anche per questo, nel suo mobilitarsi, Trieste Pro Patria non si limita a ricordare il passato, ma si fa promotrice di una campagna di sensibilizzazione sulle reali cause dell’attuale crisi occupazionale e invita a riflettere su quali possano essere le concrete soluzioni per dare un futuro dignitoso all’Italia.

Le proposte di Trieste Pro Patria

SI
A uno Stato che si erge al di sopra del mercato, dirigendone e disciplinandone il funzionamento;
A uno Stato sovrano e libero di agire nell’interesse dei suoi cittadini;
A controlli più stretti sulle società multinazionali;
Alla spesa pubblica per far ripartire l’Italia (creazione posti di lavoro, infrastrutture, lavori pubblici);
Allo Stato Sociale e alla tutela dei lavoratori.

NO
Alla globalizzazione e al neoliberismo;
All’Unione Europea e ai principi di libera circolazione di merci e capitali;
A un modello economico che svilisce l’essere umano, considerandolo un semplice strumento produttivo;
A chi specula sul lavoro altrui con forme sempre più estreme di precariato che vanno abolite;
All’austerità.