Sabato 24 ottobre, nell’ambito del 61° anniversario del ritorno di
Trieste all’Italia, Treste Pro Patria, in collaborazione con la Lega
Nazionale e con il gruppo "Essere italofoni", ha dato vita ad un’intensa giornata intitolata “L’Italia oltre i
confini”.
61 anni fa la nostra terra visse momenti di gioia e di tragedia
al tempo stesso, quando Trieste si ricongiungeva alla Patria per
l’immensa gioia della gran maggioranza della popolazione, mentre
l’ultimo lembo d’Istria ne veniva strappato per sempre, causando nuovo
dolore ed un nuovo esodo.
Oggi è importante ricordare tutto questo, ma anche impegnarsi affinché la cultura della nostra gente non si dissolva, travolta dalla globalizzazione e dal disimpegno generale. Con questo spirito abbiamo appoggiato il Convegno “Essere italofoni”, che si propone di fare il punto sullo stato della lingua e della cultura italiana al di fuori degli attuali confini, nelle aree di storica diffusione delle stesse.
Oggi è importante ricordare tutto questo, ma anche impegnarsi affinché la cultura della nostra gente non si dissolva, travolta dalla globalizzazione e dal disimpegno generale. Con questo spirito abbiamo appoggiato il Convegno “Essere italofoni”, che si propone di fare il punto sullo stato della lingua e della cultura italiana al di fuori degli attuali confini, nelle aree di storica diffusione delle stesse.
ESSERE ITALOFONI ED
ESSERE ITALIANI… LINGUA E IDENTITA'
In
occasione del 61° anniversario della seconda redenzione di Trieste
all'Italia (e della conseguente perdita degli ultimi territori istriani
dell'allora zona B del defunto Territorio Libero), Trieste Pro Patria e
la Lega Nazionale hanno ospitato e patrocinato il primo convegno del
gruppo “Essere Italofoni” fondato e gestito da Massimiliano Fabbri.
Ampio spazio, in seguito, è stato lasciato agli ospiti, i quali hanno presentato alla platea interessata le peculiarità della situazione odierna in cui si trova la “lingua del sì” nei diversi territori della regione geografica italiana non appartenenti alla Repubblica: Corsica, Canton Ticino, Malta, Istria, Fiume e, inoltre, Dalmazia.
Paul
Colombani, proveniente dalla Corsica, ha aperto i lavori presentando
la natura italo-romanza della lingua corsa. Nonostante la pesante dominazione
francese che solo in tempi recenti ha riconosciuto il corso come lingua
regionale, l'italiano mantiene un canale privilegiato di diffusione.
Fervente,
invece, l'approccio di Luciano Milan Danti, di Ronco sopra Ascona, che
ha più volte rimarcato come l'identità ticinese sia da considerarsi
lombarda e insubre, sottolineando le difficoltà di mantenere un'identità
italiana, sovente associata al malaffare politico da chi non è in grado di
distinguere tra Stato e Nazione, in un paese estremamente ricco e prospero come
la Svizzera, sebbene il Ticino – secondo Danti – vada considerato «una fetta
d'Italia non amministrato da essa». A riprova di questa difficoltà, l'italiano
sta perdendo progressivamente terreno per importanza, prestigio e numero di
parlanti nella Confederazione al di fuori di Ticino e valli del Grigioni (nda).
Valentina
Petaros, archivista e dantista, laureata a Trieste ma residente ad Albaro
Vescovà (Scoffie), ha illustrato le numerose problematicità della diffusione
della lingua italiana a Capodistria (a livello di distribuzione di
materiale informativo, pubblicitario etc), nonostante lo status di lingua
minoritaria. A ciò si aggiunge una mal digerita sopportazione per l'evidente
lascito culturale e storico italiano da parte della comunità slovena, che ha
causato spiacevoli imbarazzi politici alla stessa Petaros, che svolge anche il
ruolo di consigliere della Circoscrizione del suo comune.
Ingrid
Sever, fiumana, ha invece posto il fulcro del suo discorso sull'educazione.
Insegnante in un istituto italiano, tocca con mano giorno dopo giorno la
complessa (negli anni '50 e '60 vennero chiuse molte scuole in un clima di
focosa anti-italianità), ma allo stesso tempo stimolante, situazione della
lingua italiana nella città quarnerina. Evidente la responsabilità e il
compito dell'educazione nello sviluppo della lingua e cultura italiana che la
relatrice ha voluto evidenziare in maniera marcata.
Robusto
è stato l'intervento dello spalatino Giorgio Martinic – o sarebbe meglio
dire Martinis – che ha introdotto la sua prolusione salutando i partecipanti
con il motto perastino Ti con nu, nu con Ti. La Dalmazia è stata
la prima dei territori del versante levantino dell'Adriatico a subire le
conseguenze della deitalianizzazione già a partire dall'inizio del XIX secolo.
Ridotti a poche centinaia sparse lungo la frastagliata costa e sulle isole, gli
italiani hanno avuto gravi difficoltà a mantenere e rivitalizzare la lingua di
Dante. Oggi cuore del nazionalismo croato, la Dalmazia non riconosce la storica
presenza italiana, al punto che le poche comunità italiane devono lottare
strenuamente per ottenere risultati significativi: uno di questi l'apertura di
un asilo italiano a Zara. Oggigiorno è il turismo a far nuovamente riecheggiare
l'italiano tra le calli delle città dalmate.
Interessante,
infine, il contributo di Anna Porcheddu, lettrice sarda di lingua e letteratura
italiana che insegna e vive a Malta e che ha presentato –
attraverso numerosi contributi fotografici – la composita realtà linguistica
del piccolo arcipelago, in cui italiano, inglese, siciliano e maltese convivono
in un originale sincretismo linguistico, nonostante l'inglese stia
progressivamente fagocitando i vari sostrati del parlato, soprattutto tra le
giovani generazioni, dato ricavato, dalla studiosa, dal minor grado di
comprensione dell'italiano da parte degli studenti universitari maltesi
rispetto al recente passato.
Mentre nelle università si tende
sempre più a sostituire l'italiano con l'inglese per essere al passo coi tempi,
mentre viene ritenuto sempre più indispensabile, cool e trendy
esprimersi con un linguaggio infarcito di anglicismi, la difesa della
nostra lingua deve diventare una battaglia non più di retroguardia compito solo
della classe intellettuale, ma una lotta quotidiana di opposizione alla
barbarie globalizzante e piallante che ci vorrebbe tutti consumatori di un
unico grande mercato e parlanti un'unica lingua.
Nel ringraziare tutti gli
intervenuti, Trieste Pro Patria si augura di rinnovare presto l'appuntamento,
nella speranza che ciò che hanno seminato gli italofoni dei territori non più
italiani possa essere raccolto dalle future generazioni, tornando a parlare non
solo di lingua e cultura, ma anche di identità. Perché – come ci ha ricordato a
fine convegno Andrea Stupar, giovane polesano residente da anni a Trieste – essere
italofoni significa anche essere italiani, oltre le mode
esterofile e le convenienze economiche.
FIACCOLATA TRICOLORE A SAN GIUSTO
Terminati
i lavori, nel pomeriggio si è tenuta una fiaccolata organizzata dalla
nostra Associazione sul colle di San Giusto, alla quale hanno
partecipato un centinaio di persone. Il corteo ha toccato i diversi monumenti
posizionati lungo il parco: quello ai caduti delle foibe, alla fine dei 40
giorni titini a Trieste e quello ai caduti della prima guerra mondiale, e si è
concluso con una fumogenata tricolore che ha colorato il cielo triestino.
(Foto Franco Viezzoli)
(Foto Franco Viezzoli)