Il 10 giugno 1944 i bombardieri alleati sganciarono circa 400
bombe incendiarie su Trieste, provocando 466 vittime accertate, 800 feriti
ricoverati e 1.500 medicati, oltre 100 edifici completamente distrutti, 300
danneggiati e qualche migliaio di senza tetto. Nel 71° anniversario, Trieste
Pro Patria ha doverosamente ricordato una strage perpetrata ai danni della
popolazione civile inerme e stremata dalla guerra; fu uno dei tanti simili crimini
registrati all'epoca, ma oggi dimenticati dai più.
Tra i maggiori obiettivi vi furono il porto nuovo di
Sant’Andrea ed i vicini cantieri, ma la gran parte delle vittime si registrò nel
popolare rione di San Giacomo; molti spiegano questo fatto con la vicinanza del
quartiere ai suddetti obiettivi strategici, avvalorando la tesi di un errore;
ma è opinione diffusa come buona parte dei bombardamenti anglo-americani
avevano anche la funzione di seminare il malcontento tra la popolazione, di
fiaccarne la resistenza, assumendo in pratica il ruolo di atti terroristici. In
questo senso, peraltro, Trieste poté ritenersi fortunata rispetto a molte altre
città italiane che piansero un numero di vittime ben maggiore, da parte delle
cosiddette fortezze volanti alleate. Altri meno disastrosi bombardamenti si
susseguirono nei mesi successivi, causando però un altro centinaio abbondante di
vittime. Oggi si tende a liquidare simili atti come un inevitabile corollario della
guerra, minimizzando le responsabilità di chi decise quelle incursioni, nella
solita logica della storia scritta dai vincitori. Noi teniamo invece a
rimarcare la responsabilità pesante di inglesi e americani, per aver
deliberatamente causato in varie parti d’Europa un numero enorme di vittime
civili evitabili, nel nome dei loro interessi, non solo bellici. Ricordiamo
altresì che quelle azioni aprirono in pratica le porte ad un lungo processo di
colonizzazione militare, economica e culturale, che ci siamo portati dietro
sino ai giorni nostri.
Questa commemorazione, quindi, si pone in coerenza con la raccolta firme
contro il TTIP (Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti)
alla quale abbiamo partecipato, come riferito in altro articolo. La storia
spesso si ripete, pur in altre forme e modalità; chi 71 anni fa bombardò le
nostre terre, ha continuato fino ad oggi a cercare di confinare le direttrici
di sviluppo del nostro Paese e del nostro continente entro una gabbia di
schiavitù economica e culturale.In linea con questo pensiero abbiamo esposto lo striscione "PIU' DELLA SCHIAVITU' TEMO LA LIBERTA' PORTATA IN DONO".