Il
15 settembre 2013 è stata una giornata di svolta per Trieste e per
tutti noi, uno di quei giorni in cui si capisce che qualcosa è
cambiato, che non si torna più indietro. Alla prima manifestazione
di Trieste Pro Patria, hanno risposto al nostro appello poco meno di
400 persone, dopo solo poche settimane di organizzazione, con scarsi
mezzi e nessun supporto finanziario, se non derivanti dal nostro
impegno e dai nostri contributi personali.
Ogni momento di questa mattinata resterà indelebile nei nostri ricordi: le ultime ore di frenetica organizzazione, il Largo Bonifacio sempre più gremito di gente, il ricordo del Beato istriano Francesco Bonifacio, il corteo con la corona, il nostro striscione ed un mare di tricolori, le associazioni che ci attendevano in Sant'Antonio ed il “presente” gridato al cielo, in memoria dei caduti del '53 per Trieste italiana.
Ogni momento di questa mattinata resterà indelebile nei nostri ricordi: le ultime ore di frenetica organizzazione, il Largo Bonifacio sempre più gremito di gente, il ricordo del Beato istriano Francesco Bonifacio, il corteo con la corona, il nostro striscione ed un mare di tricolori, le associazioni che ci attendevano in Sant'Antonio ed il “presente” gridato al cielo, in memoria dei caduti del '53 per Trieste italiana.
Per
noi è stata una grande vittoria, anche perché abbiamo piacevolmente
riscontrato una partecipazione fortemente eterogenea: ci hanno
seguito giovani, giovanissimi ed anziani, uomini e donne, famiglie
con bambini al seguito, gente di ogni provenienza sociale e di
diverse estrazioni politiche, tutti uniti dalla loro identità
italiana e dal loro amore per Trieste. A questo proposito, a smentire alcune sciocchezze circolate sulla rete, sottolineiamo che non
abbiamo voluto invitare gruppi provenienti da altre città, ma
abbiamo contato solo sulla partecipazione dei triestini che si
identificano con i nostri ideali; sono peraltro intervenute
spontaneamente, comunque gradite ospiti, poco più di una decina di
persone provenienti da varie zone d'Italia, che hanno tenuto ad
essere presenti in quanto originarie di Trieste o dell'Istria.
Vogliamo ribadire ancora una volta che non si è certo trattato di una “contromanifestazione”, formula che non ci interessa e non rientra nella nostra mentalità. Se siamo scesi in piazza in questa giornata è perchè volevamo ribadire il senso di questo anniversario, una data che fu vissuta come una tragedia nelle nostre terre e dalla nostra gente, ma che oggi, con un'incredibile amnesia storica e identitaria, qualcuno vorrebbe proporre come una festa.
A seguito di quel trattato di Pace firmato il 10 febbraio ed entrato in vigore il 15 settembre del '47, furono cedute alla Jugoslavia ben 3 province italiane, facendo così pagare le colpe dell'Italia alle sole popolazioni d'Istria, Fiume e Zara; le conseguenze della guera perduta furono caricate su gente incolpevole, che per effetto di quell'iniquo trattato furono costrette a lasciare per sempre le loro case, il loro lavoro, le città e la terra dei loro avi; si sparsero per il mondo molte migliaia di nostri fratelli e con essi una cultura dalle radici antichissime. Anche a Trieste, quel 15 settembre del 1947, nessuno festeggiava né il distacco dall'ITALIA né la teorica nascita del TLT, che allora era stata accolta con sorpresa, come una soluzione assurda ed inaspettata, adottata solo perchè le grandi potenze non erano riuscite ad accordarsi in altro modo sul confine italo-jugoslavo.
E'
quindi completamente fuori strada chi propone inadeguati paragoni con
la manifestazione indipendentista svoltasi a Trieste poche ore dopo,
che ha portato in piazza qualche migliaio di persone; noi di Trieste
Pro Patria non abbiamo mai inteso la manifestazione come una sfida,
non si trattava di una gara di numeri né ci illudevamo di essere più
numerosi dei manifestanti di idee opposte. In ogni caso, il confronto
tra i due cortei è improponibile per molti motivi, dai diversi mezzi
finanziari a disposizione, dai tempi di preparazione molto più
stretti ed anche perché, indubbiamente, nei periodi di crisi
economica e sociale, i movimenti di protesta hanno buon gioco a
raccogliere consensi, a prescindere dai contenuti; è evidente che,
oggi, chi parla male dell'Italia trascina facilmente con sé tanta
gente stanca, delusa e sfiduciata, che spesso non distingue tra il
mal governo della classe politica e la Patria, la cultura,
l'identità. A noi non interessa affatto alimentare la solita “guerra
dei numeri”, di quelle finalizzate a monopolizzare le opinioni
degli assenti, di coloro che, per i più svariati motivi, non sono
scesi in piazza. Anche in questo caso, i triestini che non hanno
ritenuto opportuno esprimersi sono stati di gran lunga la
maggioranza. Una “maggioranza silenziosa” che, evidentemente, non
ha ritenuto di dover scendere in piazza per le nostre motivazioni, ma
neanche per mettere in discussione l'attuale appartenenza di Trieste
all'Italia, cosa assolutamente ovvia per i più. Il nostro intento,
lo ribadiamo, non era quello di monopolizzare idee altrui o
pretendere di rappresentare la città, bensì ricordare la nostra
gente che subì incolpevolmente le conseguenze del “trattato
diktat” e chi donò la propria vita per l'italianità della città.
Ci siamo mobilitati, insomma, per riaffermare la nostra cultura, la
nostra identità, per Trieste e per l'Italia.
La
gioia più grande, al termine di questa giornata intensa, è stata la
soddisfazione di aver dato vita ad un gruppo affiatato, ad una
Comunità capace di compiere sacrifici, incontrarsi quotidianamente,
dividersi i compiti ed infine portare in piazza circa quattrocento
persone. Questa è la nostrea realtà. ANDIAMONE FIERI!